Quanti sono gli open data in Italia? Come stanno andando le policy? Secondo l’Open Data Maturity in Europe 2018, l’Italia sta lavorando bene. Rispetto al 2017, guadagna 4 posizioni passando dall’8° al 4° posto su 32 paesi monitorati.
Il Report, predisposto annualmente dall’European Data Portal, fa il punto sul livello di maturità delle politiche di valorizzazione del patrimonio informativo pubblico negli Stati membri dell'UE e su Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera. Rispetto alle precedenti rilevazioni, l’edizione del 2018 introduce dimensioni autonome con lo scopo di dare visibilità significativa e più forte peso alla qualità dei dati e, in particolare, all’effettivo riutilizzo degli stessi e al loro impatto nel tessuto economico e sociale.
L’Italia si posiziona tra i 5 paesi "trend-setter", insieme a Irlanda, Spagna, Francia, Cipro. Risultato raggiunto grazie all’alto livello di maturità su ciascuna delle quattro dimensioni e ai diversi progetti nazionali volti a promuovere la cultura dei dati aperti e il loro riuso, in coerenza con gli obiettivi della direttiva PSI.
Rispetto alla dimensione delle Policy, il nostro Paese ha totalizzato un punteggio del 96%, grazie anche alla presenza di una strategia nazionale di valorizzazione del patrimonio informativo pubblico, definita fondamentalmente da uno specifico Protocollo sugli elementi tecnici e operativi che individua e delinea una lista di azioni volte a favorire lo sviluppo dell’open data e dal Paniere dinamico di dataset. Componenti che, dallo scorso anno, sono state integrate nel Piano Triennale per l'informatica nella Pubblica Amministrazione.
La quantità di dati resi disponibili attraverso il catalogo dati.gov.it, inoltre, è cresciuta del 14% negli ultimi 12 mesi. A contribuire al buon posizionamento del Paese e al riconoscimento del ruolo svolto dalle PA italiane nella promozione del patrimonio informativo pubblico, la grande quantità di eventi in Italia nell’ultimo anno - anche grazie alla Seconda edizione della “Settimana dell’Amministrazione Aperta” – e il lavoro sulla formazione.
Infine, per quanto il tema degli impatti generati dai dati aperti, in Italia ci sono numerosi progetti che proprio grazie ai dati aperti migliorano la trasparenza e l’accountability delle PA. Tra questi: OpenCoesione, soldipubblici.gov.it; OpenCantieri e OpenCUP. Proprio OpenCup - piattaforma che mette a disposizione i dati sulle decisioni di investimento pubblico finanziate con fondi pubblici nazionali, comunitarie o regionali - è stata selezionata dall’ Open Data Maturity in Europe 2018 tra le best practice nazionali.
Nel Rapporto, infine, viene menzionato con grande interesse lo studio Open Data 200, primo studio sistematico sulle aziende italiane che utilizzano Open Data per creare prodotti e servizi e generare valore sociale ed economico (GovLab - New York University in collaborazione Fondazione Bruno Kessler). Tra le iniziative italiane, invece, nel Rapporto è citata Synapta, spin-off del Centro Nexa del Politecnico di Torino impegnata, in particolare, nel riutilizzo dei dati relativi agli appalti pubblici attraverso i Linked Data.
I dati su cui l’Open Data Maturity 2018 si basa, sono stati raccolti attraverso un questionario inviato ai rappresentanti nazionali, per l’Italia il centro di competenza è l’Agenzia per l’Italia Digitale che a sua volta ha coinvolto le PA italiane impegnate sul tema dei dati aperti attraverso l’Indagine sul grado di maturità degli open data 2018.